Giacomo Puccini

Giacomo Puccini

Il Conservatorio della Spezia è intitolato ad uno dei più grandi compositori italiani d’Opera, uno dei ‘magnifici’ la cui musica echeggia struggente e immortale in tutto il mondo. 

Giacomo Puccini nasce a Lucca nel 1858, dove inizia gli studi col padre per proseguirli nel locale istituto musicale, facendosi conoscere come organista. A ventidue anni viene ammesso al Conservatorio di Milano, nella classe di Composizione di Antonio Bazzini e Amilcare Ponchielli: nel 1883 si diploma (Capriccio Sinfonico) e presenta senza successo l’Opera Le Villi, appena ultimata, al Concorso Sonzogno. L’ambiente musicale e culturale milanese lo sostiene comunque, e nel 1884 gli permette di portare in scena l’Opera: il successo non arriva, ma l’occasione è propizia per farsi notare dal più importante editore musicale dell’epoca, Giulio Ricordi, che gli commissiona un nuovo lavoro (Edgar, 1889). Gli inizi sono davvero difficili, anche nell’ambito privato: la donna di cui è innamorato dal 1886, Elvira Bonturi, e che nel 1887 gli dà l’unico figlio, Antonio, è già sposata. La coppia può uscire alla luce del sole solo dopo la morte del primo marito della Bonturi, nel 1904. 

Nel frattempo, però, i lavori e la fama di Puccini sono cresciuti: Manon Lescaut (1893) segna la prima affermazione importante, seguita dal successo internazionale de La bohème (1896).

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Gli stenti del periodo iniziale sono finalmente superati: nel 1891 Puccini si trasferisce nella villa di Torre del Lago-Massaciuccoli, in Versilia, che fino alla morte costituisce il suo ‘buen ritiro’ per lavorare e distrarsi, anche quando altre case (Chiatri, Abetone, Orbetello, Viareggio, per tacer dell’appartamento in affitto a Milano) arricchiranno il suo patrimonio.

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Con queste parole ne parla il Maestro, tra una battuta di caccia e una sessione di lavoro al pianoforte: 

Torre del Lago, gaudio supremo, paradiso, eden empireo, turris eburnea, vas spirituale, reggia…. abitanti 120, 12 case. Paese tranquillo, tramonti lussuriosi e straordinari…” 

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Nel pieno della maturità artistica Puccini compone Tosca (1900) e Madama Butterfly (1904), capolavori con cui raggiunge un successo planetario: i teatri di Argentina, Inghilterra, Ungheria, Francia, Stati Uniti si contendono i suoi titoli e, quando possibile, la sua presenza.

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Addirittura, la prima rappresentazione de La fanciulla del West avviene a New York (1910). La Rondine (1917) vede la luce a Vienna, durante la Prima Guerra Mondiale, ma Puccini da tempo è già al lavoro su un soggetto drammatico propostogli da Giovacchino Forzano, autore e librettista: dalla collaborazione fra Puccini e Forzano nasce l’idea di unire a questo lavoro, breve, anche altri due soggetti completamente diversi, uno lirico-religioso ed uno comico. 

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È così che alla fine del 1918, ancora a New York (Metropolitan), va in scena Il Trittico: Il Tabarro, Suor Angelica, Gianni Schicchi: non un’Opera, ma tre atti unici, cioè piccole Opere che costituiscono un tutt’uno dai tre volti molto diversi. La fortuna del Trittico conosce fasi alterne: da subito Gianni Schicchi si pone come il lavoro più apprezzato, Suor Angelica ha bisogno invece del successivo sostegno della critica italiana mentre Il Tabarro viene duramente criticato, soprattutto da una voce autorevole qual è quella del più importante direttore d’orchestra dell’epoca, Arturo Toscanini.

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Mentre la fama internazionale di Puccini è all’apice, però, inizia a vacillare quella in patria: il pubblico e la critica italiana preferiscono le sue Opere composte a cavallo del ‘900. Con l’animo turbato, nel 1920 inizia il suo ultimo capolavoro, rimasto incompiuto, mentre la malattia che lo ha colpito gli toglie concentrazione ed energie, oltre al tempo.

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Puccini muore a Bruxelles nel 1924 e Turandot viene rappresentata postuma soltanto nel 1926, ma ancora oggi è una delle Opere più eseguite in tutto il mondo. 

La villa-museo di Torre del Lago, così vicina a La Spezia, ospita ancora la sua tomba.